mercoledì 29 dicembre 2010
Imprenditorialità e Crisi
lunedì 13 dicembre 2010
BAIA Winter mix a Roma
Lunedì 13 dicembre, dalle ore 19.00, presso il Tiber Lounge della John Cabot University, Lungotevere Raffaello Sanzio, 12 - Roma
L' evento offrirà l' opportunità a professionisti, imprenditori, ricercatori ed innovatori di incontrarsi in un ambiente informale e svolgere attività di “open networking” in stile Silicon Valley.
Creazione, collegamento e scambio di relazioni in un vasto raggio di settori commerciali ed imprenditoriali, sono pilasti dell'attività di BAIA, consentendo a ciascuno dei partecipanti al network di condividere ediscutere le proprie idee con interlocutori di elevato profilo professionale e con grande e reciproco beneficio.
La partecipazione all'evento è gratuita, le consumazioni sono a carico dei singoli partecipanti.
martedì 7 dicembre 2010
Gran finale per il Premio Nazionale dell’Innovazione
giovedì 18 novembre 2010
Fare impresa in italia?
C'è, tuttavia, un dato che è particolarmente scoraggiante ed avvilente per i giovani italiani che vogliano intraprendere questo percorso ed attiene delicate questioni strutturali del paese: la pressione fiscale per le imprese.
La World Bank ha pubblicato quest'oggi il rapporto Paying Taxes 2011 e il quadro che se ne ricava è sconvolgente e deprimente allo stesso tempo: in Italia si paga, proporzionalmente, più del 50% in più di quanto si paga mediamente negli altri paesi europei (68,6% contro il 44,2%).
Con quale spirito i nostri volenterosi giovani possono essere incentivati a fare impresa in Italia?
mercoledì 17 novembre 2010
Global Entrepreneurship Week

La GEW è un evento internazionale che promuove la cultura imprenditoriale e l'educazione alla imprenditorialità. Per tutta la settimana in numerosissimi paesi di tutto il mondo ci saranno incontri e manifestazioni legati ai temi cari a questi blog.
Vi segnalo questo evento che si terrà presso la Alma Graduate School dell'Università di Bologna che ha come tema il networking, elemento che per la sua importanza è stato il filo conduttore anche della GCEC tenutasi qualche settimana fa presso la Smeal Business School di Penn State.
Entrepreneurship it!
lunedì 15 novembre 2010
Come creare startup in Italia
mercoledì 10 novembre 2010
Le migliori 30 sotto i 30
Giovani imprenditori.
Per essere precisi: sotto i 30 anni.
La rivista Inc pubblica la classifica per il 2010 delle 30 imprese più interessanti fondate da imprenditori sotto i 30 anni (negli US) e scorrendo la lista credo vi siano diverse osservazioni che è necessario fare.
20 di queste imprese possono essere definite tecnologiche perchè il prodotto o il servizio offerto è reso possibile dall'impiego di computer e/o avanzamenti tecnici.
Contrariamente a quel che la vulgata sull'innovazione dice, solamente una di queste (AlterG) è frutto di un'innovazione di prodotto. Un paio di altre imprese si basano sullo sviluppo di algoritmi e codici proprietari, mentre tutte le restanti basano la propria competitività essenzialmente su innovazioni di modello di business.
Il dato più importante (e probabilmente il meno sorprendente per chi si interessa di imprenditorialità) è che la maggior parte delle imprese è web-based (ben 17), si voglia perchè i servizi o i prodotti offerti utilizzano il canale web o perchè le applicazioni client offerte girano sulla rete (un esempio sono le app per smartphone). Il motivo per cui questo non sorprende assolutamente è che il costo di una start-up web-based si riduce alla voce capitale umano e poco altro. Esempi di giovani(ssimi) imprenditori di grande successo in questa categoria sono all'ordine del giorno (dal prezzemolino Facebook al nuovo fenomeno Foursquare - anch'esso nella classifica dei 30 - a SCVNGR e così via)
Poi c'è il dato che potrebbe far storcere di più il naso a chi si occupa di innovazione: se 20 sono imprese tecnologiche, ben 10 continuano ad essere imprese in settori "tradizionali".
E per tradizionali intendo dire che si passa dagli abiti sartoriali di Astor & Black ai cetriolini sott'aceto di McClure Pickles al negozio per appassionati di ricamo CityCraft.
Al termine di questa analisi mi sono chiesto cosa verrebbe fuori se comparassimo queste 30 con le corrispettive italiane, ma sono stato fermato subito da un interrogativo piuttosto importante: ma chi sono le nostre 30 sotto i 30?
Vi lancio una proposta: perchè non compiliamo anche noi il nostro elenco di eccellenze?
lunedì 8 novembre 2010
IO DA GRANDE VOGLIO FARE L’IMPRENDITORE!
Non sarebbe bello se qualche bambino rispondesse “Io da grande voglio fare l’imprenditore!”
Pensate ai benefici di un modello educativo che esalti la passione per un'idea, l'ingegno, il fai da te, il coraggio di mettersi in gioco, l'orientamento all'azione, il valore del team, l'impresa come perseguimento di una visione. Non sarebbe fantastico?
Purtroppo il ruolo dell’imprenditore in Italia è ancora vissuto con circospezione e sospetto, anche a causa di un sistema che tende a dare grande visibilità ai casi di mala imprenditorialità trascurando invece i casi esemplari che dovrebbero essere al centro dell’attenzione dei media come modelli di riferimento per le nuove generazioni.
Ma le cose stanno forse cambiando. Apprendo oggi con entusiasmo la notizia che il progetto pilota “La tua idea d’impresa”, promosso da Confindustria e dal Ministero dell’Istruzione per far divenire la cultura imprenditoriale materia scolastica, ha superato la fase pilota e verrà presto esteso a livello nazionale. Si tratta di un format che porta lo "startup d' impresa" in classe con una competizione tra scuole secondarie superiori. Dopo due edizioni pilota che hanno coinvolto 25 scuole e oltre 2000 tra studenti, docenti ed imprenditori, Confindustria estende l' iniziativa al resto del territorio nazionale e per l' anno scolastico 2010/2011 il progetto verrà realizzato nelle provincie di Alessandria, La Spezia, Livorno, Varese, Firenze, Roma, Perugia, Chieti, Bari, Barletta Andria Trani, Cosenza. A mio avviso è una splendida iniziativa. Tutte le informazioni dettagliate le trovate sul sito www.latuaideadimpresa.it
Sull’importanza di educare i bambini all’imprenditorialità vi segnalo infine questo speech tenuto da Cameron Herold per TED. Cameron è un imprenditore seriale e un “libero pensatore”, fondatore di imprese geniali come 1-800-GOT-JUNK? che oggi conta oltre 2000 dipendenti.
Ascoltatelo, è provocatorio e spiritoso, ma soprattutto molto stimolante. A voi il giudizio…
venerdì 5 novembre 2010
Etica e Impresa
E’ questo l’incipit ideale del ciclo di seminari che ho organizzato con l’aiuto del mio collega il Prof. Carlo Boschetti e in collaborazione con lo Studio Filosofico Domenicano di Bologna. Si tratta di un affascinante ciclo di lezioni tenute da esponenti del mondo della cultura e dell’imprenditoria sul significato etico dell’agire economico e imprenditoriale. Come potete vedere dal programma dettagliato abbiamo un lineup di speaker di grande livello. Gli incontri sono aperti a tutti, vi aspettiamo!
giovedì 4 novembre 2010
Fare impresa: opportunità o necessità?
Ma non per i soliti noti motivi (o, per lo meno, non solo).
Per prima cosa la creazione d'impresa è vista come motore dell'economia: sotto il profilo dell'occupazione (creazione di posti di lavoro), sotto il profilo dell'innovazione (creazione di capitale tecnologico e umano) e sotto il profilo di supporto alla comunità (più l'economia è florida, più la comunità di riferimento beneficia dell'impiego del gettito fiscale di queste realtà produttive e del loro apporto diretto in donazioni e iniziative di responsabilità sociale).
E' un secondo aspetto del dibattito, tuttavia, quello che ha catturato la mia attenzione: la creazione d'impresa è frutto di opportunità o necessità?
Storicamente la creazione d'impresa (grazie al contributo della scuola economica austriaca) è stata vista come meccanismo legato all'equilibrio dei mercati: per Schumpeter la distruzione creatrice (la creazione d'impresa) permette al mercato di raggiungere un equilibrio provvisorio (cfr. equilibrio puntuato) che, a sua volta, sarebbe superato dalla successiva ondata di imprenditori; per Kirzner l'imprenditore, disvelando e cogliendo opportunità d'arbitraggio non sfruttate da altri, contribuisce al riequilibrio del mercato (o, per lo meno, ad una sua generale tendenza); per Lachmann è il soggettivismo dell'individuo che permette la creazione di opportunità imprenditoriali tramite la combinazione e ricombinazione continua di conoscenza e beni intermedi. Pur riflettendo tre approcci differenti, il quid scatenante l'azione imprenditoriale è la presenza o la creazione di opportunità.
Si è, dunque, imprenditori per opportunità.
E se invece la creazione d'impresa fosse una scelta obbligata e necessaria per chi, perso il proprio posto di lavoro, incontri grandi difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro?
In questa prospettiva, se vogliamo, sono implicite condizioni contestuali proprie del sistema americano, ove l'eventuale fallimento non è stigmatizzato socialmente (ma, al contrario è spesso visto di buon occhio dal mondo degli investitori - venture capital, angel e quant'altro) e ove si predilige un approccio interventivista ad uno attendista per quel che riguarda la dinamica dei mercati (in questo caso, quello del lavoro). Tuttavia è marcata la differenza delle lenti adottate per spiegare il fenomeno imprenditoriale in contesti culturali diversi.
E' lecito attendersi che questa prospettiva prenda piede in un'Italia ove il mercato del lavoro (in particolar modo per i giovani) è di difficile accesso, fonte di frustrazioni e scarse remunerazioni? Se questo può aiutare a cambiare l'approccio al mercato del lavoro dei giovani italiani (in particolare i giovani laureati) e contribuisca, così, all'innovazione e alla creazione d'impresa allora, ben venga.
Dall'università all'impresa: il ruolo trasversale delle nanotecnologie
Quello dell'imprenditorialità accademica è un tema di primario interesse dato il potenziale d'innovazione tecnologica di alcune ricerche scientifiche sviluppate in ambito universitario. Spesso (non solo in Italia) i risultati promettenti di una ricerca accademica rimangono "soluzioni in cerca di un problema," senza traduzione a livello industriale - e questo, non di rado, a causa di difficoltà strutturali di dialogo e collaborazione tra Università ed imprese. D'altro canto è interessante monitorare il percorso imprenditoriale degli "spin-off accademici," start-up che si sviluppano in ambito universitario e che crescono grazie al contributo simultaneo di scienziati, manager, istituzioni e centri di ricerca.
lunedì 1 novembre 2010
DreamIt Ventures, ovvero l'estate che potrebbe cambiarti la vita

Uno dei keynote speakers è stato Steve Welch. Steve, insieme ad un gruppo di investitori, ha recentemente fondato DreamIt Ventures, un'impresa che ha un modello di business che ha tratti di genialità. L'idea è piuttosto semplice: quante persone, soprattutto giovani, hanno idee imprenditoriali, ma necessitano di (poche) risorse e confronto con imprenditori esperti (mentors) per avviare la propria attività? DreamIt Ventures offre una risposta a questa domanda: se l'idea viene selezionata dal gruppo di managing partner e mentor, al team di potenziali imprenditori viene assegnato uno spazio nell'open space del quartier generale di DreamIt Ventures per i 3 mesi estivi. Ad ogni team viene data una somma in denaro che dipende da diversi fattori (numerosità del team, complessità dell'idea...) e accesso illimitato a consulenze/confronto con i mentor del programma. Obiettivo: avere un prodotto o almeno una versione beta entro la fine dei 3 mesi, nonché essere autosufficienti dal punto di vista finanziario. Impresa difficile? Certamente, ma non impossibile: d'altronde stiamo parlando di imprenditoria.
E a dimostrazione del funzionamento del modello ci sono già gli esempi di successo di SCVNGR e Notehall.
Se si ha un'idea, ma non si hanno le competenze tecniche, i managing partner e i mentor provvederanno a mettere in contatto chi ha avuto l'idea con una persona in possesso degli skill tecnici (e, nota bene, una persona con all'attivo esperienze, possibilimente fallimentari, imprenditoriali). Perchè possibilmente fallimentari? Perchè si impara di più dai fallimenti che dai successi. E questo non lo dico io, lo dicono tutti gli imprenditori che ho intervistato sino ad ora per le mie ricerche accademiche.
Ah, un ultimo dettaglio: il range di età delle persone che hanno partecipato fino ad ora va dai 17 (il fondatore di SCVNGR) ai 54 anni, quindi non ci sono scuse.
I vincitori della StartCup di Bologna
Un saluto
Innanzi tutto voglio ringraziare Simone Ferriani per aver pensato a questa opportunità ed avermi voluto coinvolgere in prima persona. In virtù dela mia posizione come post-doc presso il Farrell Center for Corporate Entrepreneurship and Innovation sotto la supervisione di Raghu Garud e grazie all'interazione quotidiana con il direttore del centro, Anthony Warren, ho la possibilità di essere esposto ad una moltitudine di stimoli provenienti da entrambe le sfere del fenomeno, quella accademica e quella professionale. Il mio intento, in questa veste di "scout" negli UsofA, sarà di riportare esperienze dirette ed informazioni di cosa succede nel campo dell'imprenditoria in questo continente (ma non solo) e presentare alcuni risultati di ricerche accademiche che possano aiutare a comprendere un fenomeno tanto affascinante quanto complesso come quello dell'imprenditorialità.
A presto, dunque e buona lettura!