Che
caratteristiche hanno le donne imprenditrici? Quante sono? In che settori
operano? Che cosa le differenzia rispetto ai pari dell’altro sesso? Qual è la situazione italiana? In che modo
si delinea il processo imprenditoriale quando protagoniste di tale processo
sono le donne? Sono alcune delle interessanti domande
a cui sta cercando di dare risposta Lucia Ragazzi che sta svolgendo una tesi su
questi temi sotto la mia supervisione. Colgo dunque questa opportunità per
condividere con voi alcune dei risultati che stanno emergendo dallo studio e
che Lucia ha gentilmente sintetizzato per noi in questo post. A seguire trovate
la prima parte. La seconda parte sarà presto online, assieme ad alcune delle interviste che abbiamo condotto.
Le imprese in rosa in Italia e nel mondo
In
Italia le imprese “in rosa” confermano di avere una marcia in più di quelle dei
colleghi uomini e, nonostante i colpi della crisi, continuano a crescere ad un
ritmo superiore a quello medio dell’imprenditoria nazionale. Tra giugno 2010 e
giugno 2011, infatti, l’universo al femminile delle imprese italiane è
aumentato di circa 9.000 unità, pari ad un tasso di crescita dello 0,7% contro
lo 0,2% dei colleghi maschi, a fronte di una crescita media del tessuto
imprenditoriale nazionale dello 0,3%. Al 2011, le imprese femminili fotografate
dall’osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere risultano essere
circa 1.500.000 pari a circa il 24% del totale delle imprese e fanno guadagnare
all’ Italia il primato in Europa. Proprio l’Italia, che in tanti settori legati
all’economia, al lavoro, alla politica, alla giustizia è l’ultima della classe,
in questo caso è al primo posto in Europa. Fatto cento il numero delle donne
occupate, 16,4 sono imprenditrici: una media che supera di gran lunga quella
dell’area Euro (10,3%).
A livello
globale, tuttavia, nonostante la crescente partecipazione delle donne nel
mercato del lavoro avuta negli ultimi decenni, la percentuale di donne
imprenditrici sul totale degli imprenditori rimane bassa anche se in aumento.
Tale percentuale nei paesi dell’OECD attualmente, infatti, è di circa il 30% simile
a quella dei paesi in via di sviluppo nonostante essi siano partiti da livelli
numerici inferiori.
Fonte:
OECD sulla base dell’indagine sulla forza lavoro e sulle famiglie.
Osservando,
poi, il tasso di nascita delle imprese
femminili negli ultimi 24 mesi e comparandolo a quello delle imprese maschili, si
nota come il primo sia sostanzialmente più alto in quasi tutti i paesi presi in
esame confermando il trend italiano.
Fonte: Eurostat, idagine sulla forza lavoro, stime
dall’ indagine sul “Income and program partecipation 2008” per gli Stati Uniti
e sulla forza lavoro 2010 per gli altri paesi.
Queste
analisi, condotte dall’ OECD, si basano tutte sulla definizione di impresa
femminile, elaborata sulla base di una serie di indicatori, in base ai quali un’
impresa è definita “femminile” se le donne rappresentano la maggioranza della
proprietà e di conseguenza controllano le decisioni strategiche circa il
funzionamento e lo sviluppo del business. Ma quali sono le differenze e le
caratteristiche chiave delle donne imprenditrici? Esistono tratti tipo o
percorsi preferenziali che portano le donne al fare impresa? Ne parleremo
nella seconda parte di questo post. Coming
soon!
Avete una "lista" di donne imprenditrici italiane a cui fare riferimento come fonte d'ispitrazione?
RispondiEliminaGiorgia