"Build a better mousetrap, and the world will beat a path to your door"
Ralph Waldo Emerson
La citazione con cui apro questo post è un classico dell’insegnamento
dell’imprenditorialità, menzionata in pressoché ogni manuale per descrivere cosa l’imprenditorialità
NON è. La si deve al filosofo e scrittore americano Ralph Waldo Emerson e
tradotta in italiano suona grosso modo così: Costruisci una trappola per topi migliore e il mondo si farà strada per raggiungerti. Per quanto un pensatore brillante Ralph Waldo
Emerson aveva evidentemente una visione piuttosto naïve dell’innovazione e delle
difficoltà che bisogna sormontare per fare accettare le proprie idee, per
quanto straordinarie, dal mercato (entità quest'ultima scettica per antonomasia, abitudinaria
e spessa appesantita da interessi precostituiti). Si potrebbe infatti
riformulare provocatoriamente la frase di Emerson al contrario: Costruisci una
trappola per topi migliore, e nessuno si farà strada per raggiungerti…a meno
che. In quel “a meno che” c’è il distinguo fondamentale tra avere successo
oppure no. L’imprenditore non aspetta che il mondo si faccia strada ma esce e si
costruisce da solo la strada che lo porterà a far scoprire ed apprezzare al
mondo la sua trappola per topi.
E’ importante tenere a mente questo distinguo ogni qualvolta
si cerca di spiegare il successo di qualcosa o qualcuno. Quando si cerca, ad
esempio, di spiegare perché van Gogh è morto pressoché in miseria mentre Picasso ha lasciato beni e proprietà per un valore
stimato di circa 700 milioni di euro. Ci aiuta in questo esercizio Gregory Berns (professore di scienze comportamentali della Emory University) nella
parte finale di Iconoclast, un interessante saggio in cui mi sono recentemente
imbattuto. La tesi centrale di Berns è
che Picasso, a differenza di van Gogh, avesse una straordinaria capacità di
immergersi attivamente in una gran varietà di circoli e contesti sociali attraverso
cui mobilizzava attenzione e dava visibilità ai propri lavori. Viceversa, l’unico
contatto tra Van Gogh e il mondo dell’arte era mediato dal fratello, troppo
poco perché il mondo si accorgesse di lui.
Ovviamente altri fattori contribuirono a creare questo
profondissimo divario tra lo straordinario successo dell’uno e la fine
squattrinata dell’altro, non ultima la malattia mentale di van Gogh. Ma c’è una
lezione semplice e fondamentale racchiusa in questa storia per chiunque si affacci sul mercato con un’innovazione: mettetevi in moto perché NESSUNO si farà strada per raggiungervi, neanche se la vostra innovazione è uno dei quadri più emozionanti del 19° secolo.
Pace all’anima di Emerson.
Grazie ottimo spunto.
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