martedì 24 luglio 2012

Creativi si diventa, non si nasce

Oggi desidero richiamare la vostra attenzione su un recente TED talk di David Kelley, mitico fondatore della altrettanto mitica IDEO e creatore della D. school, la scuola che aiuta sviluppare un approccio “laterale” e non convenzionale ai problemi. Il titolo del talk, segnalatomi dal mio college Lorenzo Massa (grazie Lorenzo!) è “How to Build your Creative Confidence”. Lo trovate qui sotto.


Nel video Kelley offre alcuni spunti di riflessione, a mio avviso assolutamente centrali, sull’importanza di liberare la propria creatività senza paura e inibizioni. Il messaggio di fondo è molto semplice: TUTTI SIAMO CREATIVI. MA NON TUTTI NE SIAMO CONSAPEVOLI. Vi sintetizzo i punti chiave qualora proprio non riusciate a trovare 15 minuti per godervi la presentazione nella sua interezza, e magari per invogliarvi a guardala:

1) La paura del giudizio altrui è spesso uno dei più forti freni all’espressione della nostra creatività. Bastano poche esperienze di giudizio negativo per reprimere, a volte in modo duraturo, la nostra propensione alla sperimentazione e al nuovo. 
2) Basta creare un po’ di fiducia nella propria capacità creativa per conquistare sicurezza in una sfera molto più ampia di attività. Kelley descrive questo percorso di conquista con l’espressione “guided mastery”, un concetto coniato dal celebre psicologo sociale Albert Bandura, per descrivere una sequenza di piccoli step per fronteggiare gradualmente le nostra inibizioni. Questo processo, se ben condotto, può secondo Kelley avere ripercussioni a più livelli: riduzione dell’ansia, capacità di gestione di errori, tenacia. In altre parola sicurezza nei propri mezzi e nella possibilità di concretizzare la propria visione del mondo.
3)Kelley offre infine un affascinante esempio su come sia possibile risolvere problemi utilizzando il design thinking.  L’esempio riguarda la storia di Doug Dietz, designer di macchine per il digital imaging. “Doug – racconta Kelley – era in ospedale che osservava una delle sue macchine quando si avvicina una famiglia. Con loro c’era una bambina terrorizzata e in lacrime”. In pratica  l’80% dei pazienti pediatrici era terrorizzato da quelle macchine e Doug ovviamente ne era molto dispiaciuto. In quel periodo Doug stava frequentando la D.school “stava imparando il nostro approccio al design thinking, all’empatia, alla prototipazione iterativa”. Fu in quel periodo che realizzò una soluzione a cui non aveva mai pensato.: trasformare la macchina MRI in una esperienza avventurosa. Doug dipinse le mura dell’ambulatorio, la macchina e fece fare agli operatori della macchina un corso presso formatori per bambini. “Ora quando i bambini vanno a fare gli esami – spiega Kelley nel video – tutto diviene una esperienze. Gli operatori della macchina spiegano ai bambini che stanno per entrare nella nave dei pirati, che è molto rumorosa e barcollante a causa del mare in tempesta. Gli dicono poi che devono stare molto fermi per evitare che i pirati cattivi li trovino”. Da quando questo approccio laterale al problema è stato implementato la percentuale di bambini sedati si è ridotta dal 80 al 10%. Alcuni di loro non vedono loro di ritornare.

Kelley chiude con una ammonizione che vi ripropongo: “Sarebbe meraviglioso se le persone non dividessero il mondo tra 'creativi' e 'non creativi - come se si trattasse di qualcosa conferito alla nascita - e se si rendessero conto che tutti sono naturalmente creativi e possono far volare le proprie idee".


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