lunedì 10 gennaio 2011

Creatività e Collaborazione (parte I)


Negli ultimi anni nella mia attività di ricerca mi sono occupato con una certa continuità di creatività, un tema ovviamente centrale nel dibattito sull’imprenditorialità. L’ho fatto cercando di sfatare la dominante visione solipsistica che alimenta il mito del creativo geniale e solitario. Ovviamente è più facile identificarsi in questo ideale di eroe romantico che esalta qualità straordinarie di inventori, artisti e imprenditori (che entrano immediatamente nell’immaginario collettivo). L’evidenza scientifica tuttavia sempre più spesso offre una visione che si discosta, talora diametralmente, da questo ideale.

Randall Collins, uno dei massimi sociologi americani viventi, ha condotto uno studio enciclopedico su questo tema ricostruendo la carriera di alcuni dei più importanti scienziati, artisti e filosofi nella civiltà Occidentale ed Orientale. Tra questi Beethoven, Darwin, Freud, Hume, Einstein per citarne alcuni.


Collins mostra in maniera meticolosa come quasi tutti questi individui fossero accomunati  dall’appartenenza a ricche reti sociali che includevano altri scienziati, pensatori e artisti con i quali scambiavano idee e conoscenza attraverso processi di competizione e collaborazione. Recenti evidenze apparse su Science mostrano poi come tanto nelle scienze sociali quanto in quelle naturali la collaborazione sia sempre più importante nei processi alla base delle produttività scientifica. Wuchty, Jones & Uzzi (2007) ad esempio hanno dimostrato che in pressoché tutti i domini disciplinari la dimensione media dei team di ricerca nel corso degli ultimi 45 anni è circa raddoppiata (si veda la figura sotto).

L’importanza crescente dei team nella produzione di conoscenza


Non solo, i lavori scientifici che sono frutto di collaborazioni mediamente ricevono più attenzione e citazioni rispetto a quelli individuali. E’ inoltre più probabile che un breakthrough, ovverosia un lavoro ad impatto eccezionalmente alto, sia frutto di una collaborazione che non di un autore singolo. In un altro studio recente Lee Fleming, un ricercatore di management e innovazione dell’Università di Harvard, ha ricostruito la mappa di collaborazioni che sottende l’innovazione prodotta da Silicon Valley (che ho riproposto qui sotto) giungendo a considerazioni analoghe.  

Il network di collaborazioni tra gli inventori di Silicon Valley


Fleming, Lee, and Adam Juda. "A Network of Invention”, Harvard Business Review 82, no. 4


Persino in aree disciplinari per loro natura facilmente associabili alla visione solipsistica del genio creativo, come ad esempio la pittura, la musica o la poesia la componente sociale o collaborativa è spesso molto più centrale di quanto non si immagini. Vi consiglio in proposito il bel libro dello storico Michael Farrell Collaborative Circles: Friendship Dynamics and Creative Work, che offre una ricchissima casistica di creatività collaborativa in cui rientrano fra gli altri scrittori come Lewis; Tolkien, il gruppo dei poeti Fuggiaschi e i maggiori esponenti dell’impressionismo francese.
Perché dunque la dimensione sociale è così importante? Essenzialmente per due motivi. Primo perché il lavoro creativo invariabilmente comporta ricombinazione di materiale, idee e conoscenze preesistenti il cui accesso è, almeno in parte, regolato dalle reti sociali in cui gli individui sono immersi. Secondo, perché i frutti di qualunque sforzo creativo, per quanto radicali e innovativi non possono affermarsi in assenza di una comunità ricettiva in grado di legittimare gli sforzi innovativi facilitando accesso a risorse (simboliche e/o materiali) indispensabili per creare. E’ per questo motivo che difficilmente si può comprendere l’origine delle innovazioni e delle idee prescindendo dal contesto sociale, dalla struttura di collaborazioni e dalle reti in cui tali idee emergono e si affermano. Personalmente ho applicato e testato queste idee nel contesto cinematografico di Hollywood. Nella parte II di questo post cercherò di spiegare come ho fatto e con quali risultati. A presto! 

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