mercoledì 8 giugno 2011

L'ascesa dell'imprenditorialità e il ruolo dei giovani (parte I)

Oggi vorrei riproporre alcuni spunti di riflessione sulla relazione che intercorre tra l'essere giovani e il fare impresa. Scrivo "riproporre" perchè si tratta di idee che ho avuto modo di discutere in occasione di alcuni recenti convegni e che desidero oggi sedimentare attraverso il blog. Parto da una osservazione di carattere macro - ovverosia l'ascesa a livello globale del tema imprenditorialità (parte I), per poi concentrarmi in modo più specifico sul rapporto giovani-nuova impresa (parte II).

Negli ultimi ani sono letteralmente fiorite iniziative volte a promuovere l’imprenditorialità. Penso ad esempio alla Start Up Initiative di Intesa, al programma Fulbright Best che porta giovani imprenditori in Silicon Valey, a Mind the Bridge lanciato da Marco Marinucci per premiare idee di impresa innovative, a  Working Capital unitamente al Premio Nazionale per l'Innovazione e al più recente InnovActLab. E’ addirittura nata grazie al supporto della Kaufman Foundation una vera e propria settimana dell’imprenditorialità a livello mondiale la GEW.

Anche i media hanno avuto la loro parte. Sono proliferate negli ultimi 5 anni  trasmissioni di grande successo dedicate a questo tema. Dragon Den è un format in cui gruppi di giovani devono presentare la loro idea a investitori professionali. Nato in Giappone è oggi trasmesso in 12 paesi.



In The Shark Tank prodotto dalla ABC un gruppo di startup ha pochi minuti per convincere un panel di investitori. E’ appena partita la seconda stagione. The Apprentice ha prodotto numerosi spinoffs. Anche in Cina è stata lanciata una trasmissione in cui un gruppo di imprenditori ha l’opportunità di ottenere 1.3 milioni di finanziamenti per la propria idea.


Insomma, si direbbe proprio che l’imprenditorialità sia divenuta mainstream. La domanda sorge dunque spontanea. Come mai l'interesse pubblico e provato ha subito negli utlimi anni questa accelerazione?

Si possono probabilmente immaginare molteplici concause alla base di questa catalizzazione di interesse attorno all’imprenditorialità ma probabilmente vi è un fattore che più di ogni altro ha giocato un ruolo determinate. Ed è il fatto che raramente le economie capitalistiche hanno avvertito un bisogno di rinnovamento così intenso come in questo periodo storico, in cui le crisi finanziaria ha messo a nudo i punti deboli di settori industriali maturi e in cui la globalizzazione richiede ripensamenti profondi delle filiere del valore. Il punto è che le grandi imprese o più in generale le imprese esistenti spesso (il più delle volte) non sono attrezzate per rispondere con sistematicità a questo bisogno di rinnovamento. Perché il rinnovamento implica per sua stessa natura una messa in discussione dello status quo e dunque un ripensamento delle basi del proprio successo. Questa considerazione è indispensabile per apprezzare la relazione tra gioavani e nuova impresa. Partiremo da qui nella seconda parte di questo post.



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