“E’ con orgoglio che possiamo dire che l’Italia presto sarà
il primo paese in Europa ad avere un regolamento per l’equity crowdfunding”,
Giuseppe D’Agostino, vice-direttore CONSOB
Il crowdfunding in Italia sta prendendo piede. Rapidamente.
Così rapidamente che una volta tanto siamo leader internazionali e non follower.
A partire da fine luglio infatti la Consob
ha introdotto una normativa organica a regolamentazione del crowdfunding
basato su equity, ovvero generativo di quote societarie a corrispettivo delle
risorse elargite. L’intervento di Consob per ora è ristretto alle start-up a
carattere innovativo: ma lo strumento giuridico è stato varato, ed è possibile
che venga esteso ad altre tipologie. Non mi soffermo sui dettagli del
regolamento, le cui specificità sono peraltro efficacemente commentate in
questo articolo.
Desidero invece soffermarmi su alcuni numeri che aiutano a dimensionare l’entità
e la diffusione di questo strumento in Italia. L’occasione mi è offerta dalla
recente pubblicazione di una ricerca condotta a cura dell’Università Cattolica
di Milano,
che ha provato a radiografare il fenomeno e da cui ho estratto qualche grafico (rinvio allo studio per tutti i dettagli). Ne emergono alcuni dati significativi.
A partire dal numero di piattaforme. Complessivamente 21 alla data di Marzo
2013, suddivise nelle 4 tipologie classiche di crowdfunding: 1) la donazione: il finanziamento ha natura di
liberalità; 2) il prestito personale (social lending): si
tratta di un finanziamento fruttifero di interessi, anche se solitamente molto
calmierati rispetto a quelli di mercato; 3) il crowdfunding reward-based: il finanziamento
garantisce un riconoscimento materiale (ad esempio il prototipo del prodotto scaturito
dal progetto finanziato, etc.) o simbolico (ad es. l’indicazione in bella vista
del nome del donatore nel sito dei proponenti, etc.); 4) e infine il crowdfunding equity-based: il finanziamento
è un contributo al capitale sociale e dunque si ha diritto a una quota di equity
dell’impresa (è in quest’ultima
tipologia che l’Italia, attraverso la recente regolamentazione Consob, si pone all’avanguardia, almeno da un punto di
vista squisitamente normativo).
Come suggerito dal grafico qui sotto riportato le piattaforme reward-based sono quelle di gran lunga più diffuse, anche se per effetto della regolamentazione è immaginabile una accelerazione da parte di quelle equity based.
La prima piattaforma italiana definibile come crowdfuning è produzionidal basso, un modello reward-based creato nel 2005. Ma
è soprattutto nel corso dell’ultimo anno che si assiste all'esplosione del
fenomeno. Con ben 7 piattaforme lanciate nei primi 8 mesi del 2013. La
progressione nel tempo di alcune delle piattaforme più significative è riportata
a seguire.
Ma è il dato sul capitale raccolto quello che forse attira di più
l’attenzione. Complessivamente i progetti finanziati hanno attratto oltre 13
milioni, in gran parte generati da piattaforme di tipo “social lending”, dunque
basate su prestito. La tabella a seguire
riporta il valore totale dei progetti pubblicati e successivamente finanziati
diviso per modelli di crowdfunding.
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